Di notevoli dimensioni, 115x70 cm, fu lasciata in eredità dal Regno angioino di cui Borbona faceva parte.
Attribuibile ad Andrea di Jacopo d'Ognabene, un importante orefice toscano, operante nel settore culturale di Roberto d'Angiò, la croce è sbalzata in lamina d'argento dorato a fuoco, inciso a bulino e decorata da sfere terminali in rame dorato e da quaranta smalti traslucidi.
L'opera, in tutta la sua straordinaria bellezza ed intensa espressività, esprime chiaramente l'universalismo appartenente alla corte angioina ai tempi di Roberto il saggio.
La croce processionale di Borbona compariva sicuramente insieme ad un gruppo di grandi croci processionali collocate nei santuari lungo il confine del Regno angioino. Tra questi, quello di Santa Croce in Burbone, dove, dopo il 1290, nasce Borbona, che divenne uno dei 99 castelli di L'Aquila.
Il critico d'arte Giorgio Guarnieri, si è molto interessato a questo capolavoro, tanto da pubblicare un saggio critico, "La croce processionale di Borbona Sec. XIV", capace di dare delle risposte adeguate ai tanti interrogativi posti in merito alla stessa. In base al suo studio iconografico, sono emersi, molti interessanti significati.
L'opera è stata più volte restaurata ed è conservata oggi nella Chiesa di S. Maria Assunta a Borbona, dopo anni di esposizione nel museo del Tesoro del Duomo di Rieti, e ogni prima domenica di settembre per la Festa della Natività di Maria, gli abitanti di Borbona la accompagnano in processione.