Storia della Comunità Montana Velino

Dai commerci dei Sabini e dei Romani, alle guerre tra Regno di Napoli e Papato, questi territori furono poi contesi fra le grandi famiglie del Lazio, furono luoghi di passaggio e di confine, teatro di continue lotte dal medioevo fin quasi ai giorni nostri e scenario della prima battaglia del Risorgimento Italiano.

 

Apparentemente isolati, questi luoghi furono in realtà ambiti per millenni e fulcro di alternate vicende. Controllare questo crocevia, unico passaggio geografico da una regione all’altra di Italia, voleva dire avere il controllo delle terre circostanti.

 

I primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico, come testimoniano numerosi resti archeologici.

 

Dal X secolo a.C. furono i Sabini a dominarvi, dando vita a insediamenti importanti come Viario da cui avrà origine l'attuale Borgovelino, e Interocrea, il nucleo originario di Antrodoco.

Quando nel 290 a.C. i romani conquistano i territori reatini compresa la zona della Comunità Montana del Velino, unificarono le strade che da Roma e dall’Adriatico portavano qui dando vita alla strada consolare Salaria che cambiò il futuro di questi territori.
Lungo di essa sorsero grandi ville rustiche e villaggi i cui resti sono ancora visibili nella zona.

 

Nel territorio di Cittareale sorse Vicus Phalacrinae, che diede i natali a uno dei più grandi imperatori di Roma: Tito Flavio Vespasiano.

 

Dal 500 tutta la zona diviene parte del Ducato di Spoleto e Antrodoco assunse particolare importanza commerciale e militare diventando sede di uno dei cinque castaldati in cui era diviso il comitato Reatino. Quest'assetto amministrativo seguì anche sotto il dominio dei Franchi.

In questi anni anche Amatrice fece parte del ducato di Spoleto e vi rimase fino all'avvento dei Franchi; seguirà la conquista normanna e l'annessione del suo territorio al Regno di Sicilia.

 

Nei secoli centrali del Medioevo si diffuse nella Valle del Velino il monachesimo, che rappresentò una occasione di sviluppo economico, culturale e demografico per l'intera zona.
Nacque l'Abbazia di San Quirico e Giulitta che divenne potente e rispettata al pari, all'ombra della quale nacque Micigliano.

 

All’inizio del XII secolo comparirono le prime istituzioni comunali e nella seconda metà nacque Accumoli, raggruppando in un solo centro fortificato i piccoli insediamenti esistenti già dal tardo medioevo, allo scopo di difendere meglio il confine settentrionale del Regno.

 

Nel 1198, il reatino passò sotto il diretto controllo delle Stato della Chiesa mentre la Valle del Velino rimase sotto gli Angioini. Agli inizi del XIII secolo anche Amatrice passò sotto il controllo dello Stato Pontificio.

 

Nel 1231 Federico II concluse una revisione delle amministrazioni locali che fece di tutto l'Abruzzo un'unica provincia e Antrodoco divenne uno dei paesi di confine più avanzati. È di questo periodo la rocca fortificata di Antrodoco nata durante le sanguinose lotte tra Guelfi e Ghibellini.

 

Nel 1265, dopo un periodo iniziale da libero comune, Accumoli si sottomise volontariamente agli Angiò. Intorno allo stesso anno anche Amatrice tornò sotto il dominio del Regno di Napoli.

 

Tra la fine del XIII sec. e la prima metà del 1300 nacquero nuovi centri abitati quali PostaBorbona, sorti a seguito della distruzione del Castello di Machilone ad opera degli Aquilani. Nacque nello stesso periodo anche Cittareale, fondata da Roberto d'Angiò come avamposto difensivo, ne è testimonianza la Rocca di Re Manfredi.

 

Anche il Borghetto, l'attuale Borgovelino, sarebbe stato fondato nel sec. XIV dagli abitanti del castello di Forca Pretula distrutto per mano di Cittaducale.

 

Anche l'origine dell’abitato di Castel Sant’Angelo risale presumibilmente all’alto medioevo ma non è accertabile sulla base di documenti.

 

I secoli successivi furono segnati da lotte fra i comuni della zona e con Norcia, Cascia ed Ascoli.

 

Si consolidarono in seguito i domini delle grandi famiglie del Lazio, quali gli Orsini, i Savelli, i Colonna, i Barberini e i Borghese.

 

Fra il '400 e il '500 la storia di questi territori è segnata dalle continue guerre tra Aragonesi e Angioini, fino al 1539 quando entrò a far parte dei possedimenti di Margherita d'Austria.

 

Nel 1586, alla morte di Margherita, i feudi passano ai Farnese che ne rimarranno possessori fino al 1731 quando vennero ereditati da Carlo di Borbone, futuro re del Regno di Napoli e di Sicilia.

 

Nel 1703 un grande terremoto devastò il territorio distruggendo gran parte dei borghi e mettendo in ginocchio la popolazione.

 

La fine del ‘700 è l’epoca Napoleonica, intensa ma breve durante la quale il territorio segue le regole delle nuove istituzioni per poi tornare velocemente, con la Restaurazione, tra i possedimenti della Chiesa.
Quando nel 1798, la Francia invade anche la Valle del Velino, le località lungo la Salaria fra cui BorghettoAntrodoco subirono i danni maggiori costrette a ospitare gli accampamenti e a fornire vettovaglie e denaro al nemico.
Mesi dopo i Francesi furono attaccati dalle masse locali e assaliti alle spalle lungo la via del ritorno a Rieti. Riescirono a superare alcune imboscate a Rocca di Corno e ad Antrodoco, ma a Borghetto subirono un massacro inatteso. I Francesi organizzano diverse azioni punitive ma per loro arrivò una seconda sconfitta nuovamente a Borghetto.

 

Dai primi dell'800 Antrodoco e il circondario di Cittaducale entrarono a far parte della provincia dell'Abbruzzo Ulteriore, sotto il regno di Napoli.

 

Nel 1820 scoppiarono le prime rivolte che prelusero ai moti risorgimentali e gli Austriaci decisero di intervenire per tenere sotto controllo la situazione. Un forte corpo di spedizione si mise quindi in movimento attraverso lo Stato Pontificio, mentre a Napoli, dove Francesco I, figlio del Borbone, era Vicario Generale del Regno, il Parlamento decise di resistere ad oltranza.

 

Il 7 marzo 1821 nelle Gole di Antrodoco si scontrano l'esercito austriaco del generale Frimont e l'esercito del Regno di Napoli guidato da Guglielmo Pepe: l'esercito austriaco del generale riuscì facilmente a passare la gola ed occupare la città solo perché il generale Pepe, anziché attendere il nemico nelle fortissime posizioni naturali costituite dalle Gole di Antrodoco, lo attirò nella comoda Valle del Velino, dove però l'esercito austriaco, più efficiente e preparato, vinse facilmente sulle schiere napoletane, frammentate e poco organizzate.

 

I fatti del 7-9 marzo 1821 sono riconosciuti come la prima battaglia del Risorgimento italiano e dimostrano l'importanza strategica di questa zona, da sempre punto di accesso all'Abruzzo e quindi al Regno di Napoli.

Con la caduta di Francesco II di Borbone, nel 1860, le cittadine della Valle del Velino, insieme al resto del Regno di Napoli, votarono l'annessione al Regno Italico.

 

Dal 1927 il territorio della Comunità Montana fa parte della neo istituita provincia di Rieti.

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale e la successiva ritirata dei tedeschi, anche questi territori sono scenario di violenze e episodi eroici legati alla resistenza.

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